Il giorno 30 marzo a partire dalle 17.30 nel nostro negozio di Corso di Porta Romana 1 si terrà la presentazione del nuovo libro di Vanna Ghiringhelli e Marco Briccola “Damasco d’oro, damasco d’argento” sulle armi asiatiche. "Avere queste armi a casa, sui nostri muri, sotto i nostri occhi, era come vedere concretamente tutto quello che avevamo studiato io e mio marito Mario, come rivivere i nostri viaggi avventurosi in Asia. Una sorta di distintivo che abbiamo sempre portato con orgoglio. Conservare i vari tipi di armi asiatiche ci dava l’impressione di salvare un mondo che tutti stavano dimenticando". Dalle parole di Vanna Ghiringhelli, raffinata collezionista e autrice di questo testo, si coglie tutto il suo senso: ben più che un catalogo ragionato di una preziosa collezione, "Damasco d'oro, damasco d'argento" è un atto di amore e di cura verso un patrimonio storico e culturale che rischia di perdersi. Un viaggio "sul filo di lama" che parte dalla Persia e arriva alle Filippine, passando per il subcontinente indiano e il sud-est asiatico (e non solo).
Vanna è nata a Reggio Emilia nel 1934 in una famiglia agiata; figlia unica, è circondata dalla tata Artemisia, dal padre Giuseppe, avvocato, e dalla madre Velia, che ricorda così: “La mia mamma era un tipo molto originale; leggeva moltissimo, era un po’ distante da tutto, doveva invitare le signore a bere il tè per questioni sociali ma per lei era difficile, lo faceva perché doveva farlo ma preferiva di gran lunga la lettura… ricordo che leggeva per me; in fondo alla sala c’erano due poltrone di velluto grigio io in una poltrona e lei nell’altra… ero abituata alla lettura perché in casa c’erano molti libri e i primi sono stati quelli tipo I Pirati della Malesia di Salgari, mi piacevano molto queste avventure di pirati e sognavo di essere come il Corsaro Nero, la mia passione era questa…”
“Un giorno sono in tram, a Roma, e vedo un manifesto giallo scritto in piccolo piccolo che pubblicizza i corsi di lingue dell’Istituto Italiano per il medio ed estremo oriente Is.MEO; decido di andarci, perché mi ricordai che quando ero piccola – ed era la mia prima volta a Roma -, in una pensione, incontrai una ragazza egiziana, una speaker del giornale-radio della mezzanotte, e che mi chiese se volessi imparare l’arabo; io accettai, così quando mi trovo nella segreteria dell’Is.MEO, decisa, dico di voler approfondire l’arabo, ma la richiesta viene respinta perché l’arabo non faceva parte delle aree geografiche e delle lingue trattate dall’Is.MEO. Allora, in quel momento, poiché stavo leggendo Il pellegrinaggio alle sorgenti di Giuseppe Lanza del Vasto, che narra il lungo viaggio in India del filosofo siciliano per incontrare Gandhi, decido lì per lì di iscrivermi al corso di lingua hindi”.
È il 1959 e la famiglia si trasferisce a Milano. Qui Vanna prosegue i suoi studi presso la sezione lombarda dell’Is.MEO, e consegue il diploma di lingua hindi. Nel 1964, su richiesta del direttore (Guglielmo Scalise), ne diventa segretaria; è un incarico prestigioso che Vanna ama moltissimo, poiché l’Is.MEO costituisce in questi anni l’unico punto di riferimento culturale per chi voglia studiare, conoscere e viaggiare in Oriente. L’Istituto era ospitato nell’Università Statale e il Presidente onorario era il rettore dell’Università, Giuseppe Menotti De Francesco. All’Is.MEO Vanna incontra Mario Ghiringhelli che diventerà suo marito nel 1968. I ragazzi che frequentano l’Istituto organizzano viaggi alternativi, molto diversi da quelli attuali; si muovono in macchina verso l’India attraversando Turchia, Afghanistan e Pakistan e incontrano realtà ancora non contaminate dal turismo di massa. Vanna e Mario condividono il grande desiderio di esplorare, di conoscere culture e genti diverse.
Intanto avviano una collezione di armi bianche europee: “tra noi si parlava di armi europee e io mi ricordo che gli regalai una spada persiana in un’asta e poi per il nostro fidanzamento gli regalai la spada del boia di Nordlingen” racconta Vanna ridendo. Si focalizzano poi sui kris malesi e indonesiani, per il background culturale di questo particolare pugnale e per la sua appartenenza al mondo indiano, scoprendo che negli anni Settanta, in Italia, non c’è alcuna bibliografia sui kris; i pochissimi testi esistenti sono in indonesiano o si riferiscono solo ai kris malesi. Intanto continuano a viaggiare in Africa e in Asia, e prendono contatti con altri collezionisti stranieri. Vanna, che nel frattempo insegna hindi, diventa mamma di Mila, che seguirà i genitori in alcuni viaggi.